Bene, con qualche gg. di ritardo, ecco la prosecuzione della mia recensione al nuovo lavoro degli Oasis.
4)Il classico primo singolo dai tempi di "Some Might Say" (con l'esclusione di "D'You Know What I Mean?", apripista di "Be Here Now", il loro album più pretenzioso), anche se questo è un po' meno fotocopia dei vari "Go Let It Out", "The Hindu Times" e "Lyla". C'è invece un po' di "sperimentazione", come non accadeva dai tempi della succitata "D'You Know...". C'è dentro un po' di "I Can See A Liar" (da "Standing On The Shoulder Of Giants"), ma manca quel quid classico nel ritornello, sempre accattivante, ma che non ti penetra in testa a martello come quelli citati poc'anzi. Ma, a parte questo, il pezzo è veramente piacevole, energico e rock.
5)Qui si torna al Lennon post-Beatles (con tanto di una sua intervista campionata), che si fonde col McCartney più malinconico. Insomma, una canzone dei Beatles scritta dopo lo scioglimento, diciamo nei primi 70s. Una ballata piacevole, anche se non "dritta al cuore e alla mente" come potevano essere una "Wonderwall" o una "Stand By Me". Comunque, una delle cose migliori scritte da Liam.
6)Rimaniamo legati ai Beatles, nel senso che l'intro richiama decisamente (spudoratamente?) "A Day In A Life". Il brano è senza mordente, non sfocia in nulla d'intrigante quando dovrebbe, e la voce filtrata di Noel non fa altro che peggiorare la situazione, rendendosi davvero fastidiosa. Se pensiamo che, poco più di dieci anni fa, il Chief poteva permettersi di usare "The Masterplan" come b-side...Il punto più basso dell'album, se non dell'intera discografia degli Oasis.
7)Qui, se non altro, non c'è il vocoder, ma il cantato quasi sussurrato di Noel risulta debole e l'atmosfera trip-hop era meglio lasciarla ai Morcheeba...
BREAK - Inizialmente pensavo di fare la recensione in 3 parti, e l'ultima avrebbe contenuto l'analisi delle tracce dalla 8 alla 11. Tuttavia, dato il notevole ritardo con cui ho pubblicato la seconda parte, proseguo direttamente qui. Quindi...
8)L'intro di batteria richiama da vicino "Live Forever", ma l'attacco manca di tutta l'energia che emanava invece quel manifesto del bri-pop, terzo singolo della band da "Definetely Maybe". Continuano invece le atmosfere trip-hop, anche se meno accentuate rispetto al brano precedente. Ma il rock, amici miei, abita da tutt'altra parte...
9)Finalmente l'album si riprende, grazie ad un ritmo incalzante e decisamente più vivo dei requiem precedenti. Peccato per l'arrangiamento minimal: un drumming più deciso (quanto ci manca Whitey!!!) ed un texture di chitarra sulla strofa, avrebbero sicuramente reso più merito ad un brano su cui non s'è lavorato abbastanza. Lo dimostra il finale dopo poco più di due minuti, nel momento in cui la canzone doveva invece esplodere nel rock...
10)Nè carne nè pesce, con quell'intro rock blues che potrebbe far pensare ad un viaggio in un territorio ancora inesplorato. Ci si attesta invece sulla cantilena sperimentale, di quella che fa godere i Critici e scappare i fans...
11)Ci mancava la canzone "politica"...ennesimo pessimo tentativo di "replicare" Lennon, con la solita batteria vaga e qualche accenno pinkfloydiano. Un'accozzaglia al quanto trascurabile, dove si salva solo il basso preciso e deciso di Andy Bell. Decisamente troppo poco...
DJ ZULIE
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1 commento:
Cosa vuoi che ti dica... perfetta sta recensione che ha colto in ogni particolare la mancanza quasi totale di energia dell'album. Sono troppe poche le songs che danno certezza, insomma ci hanno provato, ma non ci sono riusciti, di certo fra 5 mesi nessuno se lo ricorderà di questo "capolavoro" se non per qualche passaggio radiofonico di The shock of the lightning. Oh raga... ma dove avete messo le chitarre con le sonorità aperte e brillanti?, dove avete messo la cattiveria dell'overdrive? dove avete messo i giri di accordi semplici? forse lo so... ma non lo dico per il puro e semplice RISPETTO che nutro per Voi
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